U16_ W LA MUSICA COL TORRONE: CUS-COLOGNA 69-52

È scorpacciata fu: gli ultimi torroni – alla fine sono rimasti in tre – sono stati “fatti fuori”, senza indigestione, anzi: assaporandone lentamente il gusto, come in una cottura lenta, saggiamente, lasciando sfogare la schiuma. Il problema maggiore per il torrone però è sempre quello: il taglia (fuori). Nessuno ha voglia di farlo, costa fatica, si rischiano tagli, bisogna dare botte, se no quelli (i torroni), col cavolo che si “spezzano”. È probabilmente un problema atavico: per fortuna, come in ogni mangiata che si rispetti, c’è sempre quello, il martire, che si dedica al taglio, siano salami, costate o torroni; ma bisognerebbe sapere farlo tutti per sgravare di responsabilità gli altri!
Fuori di metafora alimentare, il cus-cologna 69 a 52 ha visto la squadra ospite in formazione ridotta a 8 ragazzi che si sono stracaricati di falli finendo l’ultimo minuto a giocare prima in 4 e poi addirittura in 3. Ma a costo di sperticare elogi (è ancora presto) la squadra cus ha evidenziato una qualcerta solidità, con alcuni giocatori che sembrano specializzarsi nei ruoli a loro più consoni. È un gruppo che si rinsalda nelle difficoltà. Con un buon spirtito di spogliatoio che ieri abbiamo potuto verificare, complice solo un’indumento mancante al nostro cecchino, ieri in lucidità totale oltre le doppie cifre grazie a una merenda contraria a ogni dettame dietologico sportivo: 2 panini de tonno! Un team, però, e speriamo dietro al valore dei singoli, in forgiatura da parte di un coach che non le manda a dire e che giustamente sfoga e sfoggia sana rabbia agonistica nei momenti bui dei singoli, nessuno escluso, valori esclusi. Forse dato che la pallacanestro ti lascia infinite sostituzioni, turnover anche più frequenti consentirebbero di esporre con più infinito piacere sadico le ragioni del cambio. Ma ci rendiamo conto di esserci intromessi in un campo non nostro. Perché noi ci occupiamo di tifosi su carta e spalti, e basta!
E quindi siamo purtroppo a rilevare un clima di intimidazione che si vive da qualche tempo: non lo sapevamo ma nei palazzetti di Verona sembra non si possa battere le mani su un tamburo o suonare la trombetta, a meno di non rischiare il pestaggio e l’insulto verbali, ieri davvero pesante e volgare. Ed è già la terza partita che succede, di cui 2 in casa, tra l’altro. Davvero una “bellissima” dimostrazione della tolleranza, della libertà e infine della gioia di fare festa, almeno il fine settimana, almeno per i propri e per gli altrui pargoli (perché il tifo sano che non deride o arride, che si zittisce sui tiri liberi, è per tutti, anche per gli avversari, capito???!!!). E chi non lo capisce…si armi di trombetta, non di insulti.
Non ti curar di lor ma passa… è il tradizionale consiglio che ci sembra saggiamente ci hanno e ci siamo dato, però mal sopportiamo l’intimidazione perché purtroppo si avverte nell’intimo come togliesse un po’, solo un po’ di voglia di fare il tifo. Come purtroppo sempre più spesso sembra avvenire in altri settori della vita dove é richiesta partecipazione, solidarietà, calore. Meglio farsi gli affari propri. Possibilmente in silenzio. Stop ai disturbatori, metti che la squadra poi si sogni pure di vincere, magari sostenuta dai propri tifosi. Che obbrobrio! Una parola in difesa dei tifosi CUS? E della musica? Intanto noi una per ieri ne abbiamo trovata: comincia per ver e fa rima con Cologna.IMG-20200118-WA0002

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