U13Femminile_i nostri occhi vedono cose diverse

Occhiali

di Alberto Zanetti
Responsabile CUS Verona Pallacanestro

Non mi è difficile commentare una sconfitta.
In questi anni di crescita numerica importante, con investimento di tanti sforzi e tantissime energie, lo “spread” sportivo (il differenziale tra vittorie e sconfitte) è ahinoi ancora negativo.
Se potessi farlo … ma sì, chi me impedisce (?) … direi che CHISSENEFREGA delle vittorie e delle sconfitte.
Se avessi dovuto dare retta solo al risultato sportivo probabilmente non avrei accettato (cinque anni or sono) di condurre un gruppo sportivo che all’epoca era formato da uno sparuto gruppetto di giocatori; se non credessi in ciò che faccio e che fanno anche tutti i miei collaboratori (tra tecnici e dirigenti ora siamo più di 30 persone), non saremmo tutti i giorni in campo a proporre lo sport più bello del mondo. E soprattutto non saremmo arrivati a 280 tesserati, con squadre maschili e femminili, senior e giovanili e 2 centri Minibasket di eccellenza.
Ciò che abbiamo fatto in questi anni è già una vittoria, anzi vale centro vittorie.
Una sconfitta ad una partita non ci toglierà la passione, le ambizioni, i sogni che ci spingono a continuare anche se il sentiero è irto di ostacoli.
Una sconfitta dura il tempo di una partita.
Al suono della sirena già si pensa alla prossima gara, si pensa alle Feste di Natale, si pensa alle Feste di fine anno, si pensa alla stagione estiva, con tornei e camp … e soprattutto si pensa agli anni a venire, a cosa poter fare per essere sempre più forti, simpatici, educativi.
Finita una partita ci si stringe la mano e tutte le eventuali tensioni e screzi scivolano via.
Siamo GRANDI (noi adulti)
Siamo FORTI (noi adulti)
Sappiamo superare velocemente (… emh … no … in questo sono più bravi di noi i giovani)
Ho atteso due giorni per decidermi di mettermi davanti al PC per fissare idee, pensieri, commenti, emozioni, perché “a caldo” è più facile commettere errori.
Non garantisco di non farne ora.
Anzi probabilmente ho torto in partenza, ma tanto vale vedere che ne esce. Magari trovo spunti di crescita.
In questa stagione, CUS Verona Pallacanestro per la sua prima volta, ha la “fortuna” di confrontarsi con realtà cestistiche di valore assoluto nel settore pallacanestro femminile; la scorsa settimana con la Serie C eravamo a Venezia con la Reyer e sabato siamo andati, con la U13, a giocare a Schio con il Famila.
Chi ha a cuore la pallacanestro femminile (come il sottoscritto) sa cosa vuol dire Schio e Venezia nel panorama cestistico.
Per noi, per me, ma soprattutto per le atlete (e le loro famiglie) che io rappresento, questi momenti devono essere la realizzazione di un sogno, il raggiungimento di un piccolo ma significativo obiettivo.
Ahimè
Ahinoi
Sabato a Schio, tutto ciò non c’è stato.
L’amarezza ancora invade il mio pensiero.
L’amarezza invade ancora anche quello della nostra allenatrice (una giovane, laureata in Scienze Motorie che noi stiamo facendo crescere, in sinergia con la Facoltà di Verona), che, seppur di poche parole, si è lasciata andare ad un lungo e bellissimo post su FB (il suo primo, in due anni, da quando allena con noi) in difesa delle sue giovani atlete.
L’amarezza invade ancora i cuori dei genitori presenti alla partita di sabato, che hanno subito, oltre allo smacco della partita, anche le mie sgridate, le mie poco ovattate spiegazioni, le mie “giustificazioni sull’operato della mia pari ruolo scledense” o le mie “silenziose non proteste sulla incapacità delle due ragazzette mandate allo sbaraglio ad arbitrare”.
Chiedo scusa alle mamme preoccupate, chiudo un occhio sullo sfogo del papà esasperato che ha esternato la propria preoccupazione in modo poco sportivo, vi caspico (sono anch’io un papà), ma era doveroso uscirne vincitori, almeno in termini di sportività.
Sarebbe stato tropo facile inveire contro le due ragazzette arbitro.
Ma il problema non era la loro incapacità, ma la scellerata scelta di metter loro il fischietto.
La crescita delle nuove generazioni di arbitri viene gestita in ben altro modo! (vedi coppia di arbitro esperto e giovane alla prima esperienza).
Non credo che una società come Famila Schio di Serie A1 non abbia nel proprio organico un tecnico/dirigente/accompagnatore/genitore in grado di arbitrare una partita. Posso dare un consiglio (senza voler passare da Davide e Golia) …? Se la Federazione non ci aiuta (NON CI MANDA GLI ARBITRI), mettete ad arbitrare un senior (con le due ragazzette) … avranno modo di crescere con calma.
Infine un ultimo e “già sbagliato” sfogo:
MA SPIEGATEMI, CARI COACH CHE AVETE LA FORTUNA DI ALLENARE SQUADRE CHE VINCONO DI 100 PUNTI … MA CHE VI SERVE FAR GIOCARE LE VOSTRE SQUADRE – NEANCHE FOSSE LA FINALE SCUDETTO – IN UN CAMPIONATO GIOVANILE PROVINCIALE O CSI, PRESSANDO A TUTTO CAMPO, PER TUTTA LA PARTITA, LA MALCAPITATA SQUADRA MATERASSO. SE ARRIVATE A 100 VI REGALANO IL MONGOLINO D’ORO?
Non menatemela che serve per la “mentalità”.
La mentalità la si costruisce in allenamento e nelle partite che contano.
Pressare per 40 minuti anche in una partita, che all’intervallo lungo, è già sul punteggio di 50-7, a cosa serve?
Silvia Martinello, coach Famila Schio U13 femminile, vincere una partita col punteggio di 96 a 21 (ehi, il parziale di secondo tempo è 46 a 14, quindi, seguendo il filo logico della scelta tecnica è pari ad una sconfitta), a cosa ti serve?
Anche in virtù della chiacchierata fatta tra di noi in pre-partita, credi davvero che una partita così possa aiutarci a far crescere il movimento cestistico femminile?
Credi davvero che possa aiutare la nostra realtà, CUS Verona Pallacanestro femminile, recente e con numeri risicati, con tanta voglia e tanta passione ma ancora tanta strada da fare … a credere nella pallacanestro femminile e nelle possibili sinergie che potenzialmente si potrebbero e dovrebbero attivare per dare sviluppo al movimento?
Ancora, credi ancora che le nostre 10 ragazzine (tra loro c’erano anche 2 nate nel 2008) abbiamo passato un pomeriggio sportivo di gioia e passione?
Io ovviamente non ho la possibilità di venirti a dire cosa avresti potuto fare per “concederci l’onore delle armi”, ma avrai, spero, nel tempo, la possibilità di scoprire che una difesa da metà campo o un attacco senza palleggi sono mentalizzanti tanto quanto la venerata difesa tutto campo di cui noi tutti ci riempiamo la bocca.
Io spero (ma abbiamo già avuto 1 caso) che nessuna delle 10 ragazzine decida di abbandonare la pallacanestro dopo l’umiliazione subita sabato.
Il nostro compio è formare giocatrici, certo, ma soprattutto di NON PERDERNE ALCUNA.
Archiviamo la partita di sabato.
Prossimo appuntamento con il campionato U13 femminile, SABATO 1 dicembre in trasferta a Legnago

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