“CUStodire i nostri sogni” oggi ci racconta di Rachele

Rachele

Verona, 25 aprile 2020

Oggi vogliamo festeggiare una giornata così importante per la nostra libertà, scrivendo di una storia dolce, attuale, gioiosa … ma che “nel suo piccolo” è una prova di impegno, di amore … di libertà.
Rachele è una nostra atleta (forte, tra l’altro), una ragazza sveglia, carina, intelligente.
L’estate scorsa ha maturato l’idea, il desiderio, il progetto di impegnarsi per gli altri.
Ecco la sua storia:

Quasi un mese fa il caro Alberto mi ha chiesto di raccontare un po’ la mia esperienza di ciò che sto vivendo dall’altra parte del mondo nella Mariápolis Lia, vicino a O’Higgins, un paesino nella pampa umida della provincia di Buenos Aires, Argentina
Per prima cosa magari mi presento: sono Rachele, ho 20 anni e negli ultimi anni ho giocato nella squadra senior della sezione femminile del CUS Verona. Gioco a basket da quando ero bambina e penso che questo bellissimo sport mi abbia fatto crescere e insegnato a vivere la vita in un certo modo attraverso il gioco di squadra, che alla fine si trasforma sempre in una famiglia.
Ma vediamo di arrivare al punto: come sono finita dall’altra parte del mondo? L’ultimo anno delle superiori è un anno importante, di decisioni non banali: università o lavoro? Se continuo a studiare, che cosa? Dove? Una risposta a queste domande l’avevo data, però sentivo che mi stava intrappolando.
Era necessaria una pausa, un time-out, per riprendere fiato e poter ripartire con tutta la carica. E così parlando con amici e conoscenti un paio di volte mi avevano lanciato l’idea di fare quest’esperienza. Ho iniziato ad incuriosirmi e informarmi, ne ho parlato con i miei, mi sono fatta raccontare da persone che l’avevano vissuta e alla fine mi sono decisa.
E così il 12 settembre del 2019 inizia la mia esperienza alla Mariapolis Lia, una delle circa 30 cittadelle del movimento dei focolari, fondato da Chiara Lubich, sparse in tutto il mondo.
E in cosa consiste quest’esperienza? Niente di più semplice e più complicato al tempo stesso: vita.
Per contestualizzare un po’, l’esperienza è parte di una scuola di formazione proposta a giovani tra i 18 e i 28 anni di diverse nazionalità, con l’idea di imparare a essere cittadini del mondo e costruire così un mondo unito.
La formazione avviene quindi attraverso diversi aspetti: il lavoro, le lezioni e la vita nella “casita” (casetta).
Tutti e tre gli ambienti sono fondamentali, infatti molti dei concetti di filosofia, antropologia, psicologia e spiritualità che ci vengono insegnati durante le lezioni li viviamo al lavoro e nella casita.
Io lavoro nell’industria di artigianato in tela, dove si producono peluches, prodotti per la casa e altri oggetti vari e che per fare fronte alla situazione attuale ha iniziato a fabbricare mascherine. Oltre ad aver imparato a cucire a macchina sento che il lavoro mi ha fatto, e sta continuando, a farmi crescere come persona sotto diversi punti di vista come la responsabilità, la disciplina, il rispetto verso gli altri, il dialogo.
È però all’interno della casita dove credo che si concentri il cuore di questa esperienza. La convivenza con altre persone non è quasi mai facile, se poi si è in 9 le cose si fanno ancora più interessanti e per non farsi mancare nulla facciamo che siano di 6 nazionalità differenti. A questo punto direi che ci sono tutti gli ingredienti per un cocktail esplosivo! O no… il segreto sta nel vedere in tutta questa diversità una ricchezza invece che un problema, un sacco di opportunità, che sì a volte nascono da difficoltà, ma che sempre portano a una crescita. Se poi alla base c’è il desidero di volersi bene reciprocamente e di camminare assieme allora sì un’esplosione avviene ma non distrugge, bensì costruisce. Costruisce relazioni talmente forti che sento che le ragazze con cui vivo sono mie sorelle e che quando a luglio tornerò a casa mia loro verrano con me perché sono parte di me, come io di loro.
I dettagli che rendono questa esperienza perfetta sono: mate in compagnia (bevanda tipica della cultura argentina), natura mozzafiato e a volte anche un po’ di sano basket “minors” da campetto.
Un saluto grande,
Rachele

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http://www.focolariveneto.it/citta-comunita-accoglienza/mariapolis-lia-lesperienza-continua-3/

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